Nel contesto dell’escalation di tensioni in Medio Oriente, i preparativi militari intensificano l’atmosfera di incertezza. Fonti aeree confermano il rinvio temporaneo del lancio di volantini su Rafah, una mossa strategica volta a mantenere le piste di decollo pronte per operazioni di maggiore urgenza, in attesa di un ordine d’azione considerato imminente. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha delineato una risposta mirata, incaricando i generali di identificare obiettivi significativi in Iran. Questa “risposta dolorosa” si propone di rispondere all’attacco subito da Israele nel fine settimana, con l’intento chiaro di evitare un conflitto regionale più ampio.
Netanyahu ha espresso, durante una riunione con i ministri del suo partito, Likud, la necessità di una risposta calcolata all’aggressione iraniana, enfatizzando la strategia di mantenere l’Iran nell’incertezza sul timing dell’attacco israeliano. L’offensiva nel sud della Striscia di Gaza, prevista originariamente per questa settimana, è stata posticipata. Di conseguenza, il flusso di civili palestinesi verso il nord continua, in un disperato tentativo di ritorno alle proprie abitazioni distrutte.
La situazione è complicata dalla proposta di Hamas di uno scambio di ostaggi, proponendo il rilascio di 20 prigionieri in cambio di una tregua di sei settimane. Nel frattempo, la tensione si estende su più fronti, seguita da una riunione urgente del ministro della Difesa, Yoav Gallant, che ha aggiornato i piani per Rafah, mostrando la capacità di Israele di gestire simultaneamente più scenari bellici.
La risposta a un attacco coordinato di droni e missili, attribuito al regime di Teheran, è stata confermata come inevitabile. Conversazioni tra Gallant e il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, hanno ribadito la necessità di un contrattacco. Herzi Halevi, capo di stato maggiore, ha parlato di una rappresaglia ineludibile durante un briefing ai piloti, segnando una postura decisa contro minacce alle capacità strategiche di Israele.
La coordinazione con gli Stati Uniti emerge come cruciale, con pressioni da parte dell’amministrazione Biden per calibrare la risposta israeliana, mentre la diplomazia internazionale si attiva con urgenza per gestire la crisi, tra condanne europee a Teheran e discussioni per nuove sanzioni da parte delle Nazioni Unite. La dinamica internazionale, quindi, si configura complessa e delicata, con implicazioni che vanno ben oltre i confini regionali.