Tra il 1914 e il 1915, l’Europa si trova sull’orlo di una guerra di proporzioni senza precedenti, con i conflitti di inizio secolo che minacciano di trascinare il continente in un vortice di distruzione. In Italia, il fermento culturale e politico anticipa lo scoppio del conflitto, con voci che esaltano il movimento, l’audacia e il desiderio di superare una pace ritenuta opprimente. I futuristi, guidati da Marinetti, e gli irredentisti, sperano in una guerra che possa riscrivere i confini e soddisfare antiche aspirazioni nazionali.
Il Partito Nazionalista, fondato nel 1910 da figure come Corradini e D’Annunzio, guadagna consensi tra gli intellettuali, promuovendo un nazionalismo fervente. Tuttavia, il movimento ben presto si tinge di toni imperialisti e autoritari, distaccandosi dai suoi ideali iniziali.
Con lo scoppio della Grande Guerra, l’Italia rimane inizialmente neutrale. Le opinioni sull’intervento sono divise: alcuni, come il ministro Sonnino, vedono una possibilità di espansione al fianco di Austria e Germania, mentre altri, come Giolitti, avvertono contro i pericoli di un conflitto per cui l’Italia sembra impreparata. Nonostante le sue avvertenze sulla prontezza militare e la possibilità di ottenere concessioni territoriali attraverso la diplomazia, Giolitti si trova isolato.
La decisione di entrare in guerra il 23 maggio 1915 segna una svolta storica, sostenuta da alcuni per evitare che l’Italia venga percepita come una nazione di secondo rango. Tuttavia, la maggioranza del paese resta distante o addirittura ostile all’idea, con il Partito Socialista, i liberali giolittiani e i cattolici che esprimono aperta contrarietà.
Anche tra gli interventisti, le motivazioni sono miste, oscillando tra patriottismo e calcoli politici. Mussolini, ad esempio, vede nella guerra un passo verso la rivoluzione proletaria, applaudendo la capacità di una minoranza di influenzare la direzione del paese.
Alla fine, il governo di Salandra, operando in segreto e bypassando Parlamento e opinione pubblica, trascina l’Italia in un conflitto che si rivelerà devastante, non solo per il pesante tributo in vite umane e risorse, ma anche per gli impatti profondi sulla società italiana.