Il 24 giugno 1859 rimarrà impresso nella storia come il giorno in cui si consumò la Battaglia di Solferino, un conflitto cruento che avrebbe cambiato per sempre il corso della Seconda Guerra d’Indipendenza Italiana. Un anno prima, nel tranquillo scenario di Plombières-les-Bains, l’allora Imperatore francese Napoleone III e il politico sabaudo Cavour, in un incontro che avrebbe segnato il destino di due nazioni, siglarono un accordo di alleanza franco-piemontese contro l’Austria.
La strategia diplomatica di Cavour e l’impegno militare del Regno di Sardegna, supportati dalle truppe francesi, portarono al confronto decisivo con l’esercito austriaco, forte di 130.000 uomini sotto il comando del Generale Gyulai. La fase iniziale del conflitto vide una serie di sconfitte austriache, mentre l’esercito sabaudo, composto da 60.000 uomini guidati da Vittorio Emanuele II e dal Generale La Marmora, e le truppe francesi, imponenti in numero e guidate da Napoleone III, avanzavano verso il successo.
La mattina del 24 giugno, presso Solferino, gli esploratori francesi si imbatterono nell’avanguardia austriaca. Quello che iniziò come uno scontro disordinato e caotico, si trasformò rapidamente in una battaglia feroce. I francesi, mirando al centro di Solferino, e gli austriaci, tentando un contrattacco verso Medole, si scontrarono con una violenza inaudita. Contemporaneamente, le truppe piemontesi, impegnate nei pressi di San Martino, tenevano a bada parte dell’esercito austriaco.
Il punto di svolta avvenne nel pomeriggio, quando Napoleone III decise di impiegare la Guardia Imperiale, fino ad allora tenuta in riserva. Questa mossa, con il supporto decisivo dei piemontesi, ruppe il fronte austriaco a Solferino e portò alla ritirata dell’Imperatore austriaco Francesco Giuseppe. Anche a San Martino, le truppe sabaude riuscirono a prevalere, costringendo gli austriaci alla ritirata.
La battaglia di Solferino, che vide la partecipazione diretta di tre sovrani – Francesco Giuseppe, Napoleone III e Vittorio Emanuele II -, fu unica nella storia per l’immediatezza del loro coinvolgimento. Questa collisione di forze portò a perdite devastanti: circa 5.000 unità tra morti e feriti per i piemontesi, quasi il doppio per gli alleati francesi e circa 22.000 soldati per l’esercito asburgico. L’orrenda realtà della guerra si manifestò con una crudeltà inaudita, lasciando molti feriti abbandonati sul campo di battaglia, una scena di disperazione che ispirò la nascita della Croce Rossa.
La vittoria degli alleati franco-piemontesi a Solferino fu decisiva per il corso della Seconda Guerra d’Indipendenza. Sebbene l’armistizio di Villafranca e la successiva pace di Zurigo avrebbero formalizzato la fine del conflitto, l’annessione della Lombardia al Regno di Sardegna segnò un passo fondamentale verso l’unificazione italiana.
 La Battaglia di Solferino rimane un simbolo potente della lotta per l’indipendenza e l’unificazione, un ricordo delle numerose vite sacrificate per la realizzazione di un’idea nazionale.