Nel cuore delle notti polari, dove la luce del giorno è un ricordo lontano, un team di ricercatori internazionali si è immerso in un progetto pionieristico per studiare gli effetti dell’inquinamento luminoso sulla vita marina. Questa ricerca, condotta nelle oscure acque del circolo polare artico, potrebbe fornire risposte cruciali su come la luce – naturale e artificiale – influenza gli organismi marini.
Finlo Cottier, oceanografo dell’Associazione Scozzese per le Scienze Marine, ha guidato il team in un viaggio esplorativo nell’Artico, dove il sole sembra non sorgere mai durante l’inverno. “È un po’ come fare sempre il turno di notte”, afferma Cottier, sottolineando l’unicità di questo ambiente. Il team si è concentrato sulla comprensione di come la luce influenzi i cicli vitali degli organismi marini, come il loro movimento, l’accoppiamento e la caccia.
La ricerca assume una rilevanza ancora maggiore considerando i cambiamenti climatici che stanno riducendo i ghiacci dell’Artico, permettendo così una maggiore penetrazione della luce solare e un aumento del traffico navale. Gli scienziati temono che questi fattori possano alterare significativamente la vita marina, come sottolineato in uno studio pubblicato su Nature Communications Biology.
Gli esperimenti condotti dal team in tre diverse stazioni a nord della Norvegia hanno rivelato risultati sorprendenti. Utilizzando luci artificiali e ecoscandagli, hanno osservato come la presenza di organismi marini variava drasticamente in risposta alla luce. In una stazione, il numero di creature si è dimezzato con l’illuminazione, mentre in un’altra è raddoppiato. Queste osservazioni indicano che la luce artificiale può avere effetti profondi sugli ecosistemi marini, persino fino a 200 metri di profondità .
Jørgen Berge, biologo presso l’Arctic University della Norvegia, sottolinea che queste scoperte hanno implicazioni ampie, non solo per la comprensione della vita marina, ma anche per la gestione sostenibile delle risorse ittiche, soprattutto considerando il movimento verso nord di varie specie di pesci a causa del riscaldamento globale.
Il traffico navale nell’Artico è in costante aumento, come evidenziato da uno studio che ha registrato oltre 132.828 viaggi di 5.000 imbarcazioni in due anni. Questo aumento della navigazione porta con sé ulteriore inquinamento luminoso, con potenziali conseguenze ancora sconosciute sulla fauna marina.
Steven Haddock del Monterey Bay Aquarium Research Institute evidenzia che la ricerca è promettente ma necessita di ulteriori indagini in condizioni diverse e con metodi variati. L’inquinamento luminoso non è solo un problema dell’Artico. Più vicini all’equatore, gli effetti negativi dell’inquinamento luminoso sono già evidenti in aree come Puerto Rico, dove il turismo ecologico basato sul plancton bioluminescente è minacciato da questa forma di inquinamento.
L’indagine sull’inquinamento luminoso apre nuove prospettive su come l’attività umana stia alterando non solo l’atmosfera e le temperature globali, ma anche la biologia degli ecosistemi marini, dall’Artico all’Equatore. Con l’80% del mondo che vive sotto cieli inquinati dalla luce artificiale, che aumenta di circa il 6% all’anno, gli effetti dell’inquinamento luminoso si estendono ben oltre le regioni polari.
In Italia, ad esempio, nessuna zona gode di un cielo notturno completamente libero dall’inquinamento luminoso, tanto che oltre tre quarti degli italiani non sono più in grado di osservare la Via Lattea dalle proprie abitazioni. Questa situazione allarmante pone in evidenza la necessità di una maggiore consapevolezza e di azioni concrete per limitare l’impatto dell’inquinamento luminoso sulla vita marina e sui nostri cieli notturni.
Questi studi rappresentano un passo fondamentale per comprendere l’interazione tra luce e vita marina e per adottare misure che possano preservare la biodiversità degli oceani e la bellezza dei nostri cieli notturni. La sfida sta nel bilanciare le esigenze di sviluppo e progresso con la protezione degli ecosistemi naturali, un compito che richiede un approccio globale e multidisciplinare.