Un recente studio condotto da Kimberly Carlson, professoressa di scienze ambientali alla New York University, ha sollevato nuove questioni riguardo al significato degli arcobaleni nel contesto del cambiamento climatico. Tradizionalmente visti come simboli di speranza, gli arcobaleni potrebbero invece essere indicatori di rischio ambientale.
Carlson, osservando un arcobaleno dalla sua casa nella Mānoa Valley di Oahu, si è interrogata sull’impatto del cambiamento climatico sulla formazione degli arcobaleni. La sua curiosità ha portato a una ricerca approfondita, coinvolgendo un team di studenti e colleghi climatologi.
Il loro studio, basato su modelli computerizzati, prevede che i cambiamenti climatici influenzeranno significativamente la frequenza degli arcobaleni. In particolare, zone più vicine ai poli, come l’Alaska o la Siberia, diventeranno più piovose, favorendo l’aumento della frequenza degli arcobaleni. Al contrario, regioni come il Mediterraneo e l’Africa meridionale, destinate a diventare più aride, vedranno diminuire la frequenza di questi fenomeni.
I ricercatori hanno utilizzato Flickr per localizzare le foto di arcobaleni da tutto il mondo, confrontando queste osservazioni con i modelli climatici. Hanno scoperto che i modelli sono accurati nella previsione degli arcobaleni, ma hanno difficoltà a prevedere quelli che si verificano durante gli scrosci di pioggia più intensi.
Raymond Lee Jr., esperto di ottica e meteorologia presso l’Accademia Navale degli Stati Uniti di Annapolis, spiega che gli arcobaleni richiedono la presenza di gocce di pioggia e di luce solare diretta. Tuttavia, in molte culture, gli arcobaleni sono considerati segni di eventi climatici estremi e talvolta pericolosi.
Il team ha previsto che entro il 2100, la frequenza degli arcobaleni aumenterà leggermente a livello globale, con aumenti significativi concentrati in poche aree, principalmente nelle regioni artiche e in alta quota. Tuttavia, questi fenomeni diventeranno meno comuni nelle regioni densamente popolate e ricche, come il Mediterraneo.
Andrew Gettelman, scienziato del clima presso il Pacific Northwest National Laboratory, ha evidenziato l’utilità di questi studi nel verificare la correttezza dei modelli climatici, soprattutto nella previsione di pioggia e copertura nuvolosa, elementi fondamentali per la formazione degli arcobaleni.
Nonostante la bellezza degli arcobaleni, la loro crescente frequenza in alcune aree potrebbe essere un indicatore dei cambiamenti climatici in corso, con impatti significativi sull’ambiente e sulle condizioni meteorologiche. In alcune culture, il fenomeno degli arcobaleni è associato a eventi climatici estremi e instabili, suggerendo che possano essere visti non solo come simboli di speranza, ma anche come segnali di allerta.
Steven Businger, professore all’Università delle Hawaii a Mānoa e coautore dello studio, pur riconoscendo la natura spesso distruttiva del cambiamento climatico, trova un lato positivo nella manifestazione eterea degli arcobaleni. Questo studio sottolinea l’importanza di comprendere e monitorare i cambiamenti climatici e i loro effetti, anche quelli apparentemente innocui come la formazione di arcobaleni, per prevenire impatti negativi sul pianeta e sulla vita umana.